Mentre incombono esami di maturità, corsi di recupero, giudizi e vacanze, i provvedimenti presi dal ministro Gelmini vanno confusamente avanti, contando sul fatto che gli italiani stanno al mare e ai monti e, dunque, potrebbero anche non accorgersene.
Partiti dall'invito di Tremonti e Co a tagliar miliardi di spesa pubblica risparmiando sull'istruzione, adesso si stanno tramutando piano piano in atti operativi, spesso attuati con poca attenzione alla legittimità delle procedure e con una tempistica che creerà nelle scuole, l'anno prossimo e quello successivo, una grande confusione.
Al ministro si afficancano anche solerti funzionari come il nuovo direttore dell'Ufficio scolastico di Milano, che ha esortato i presidi (li chiamo così, anche se sono ormai Dirigenti scolastici) a far entrare in servizio gli insegnanti fin dal 1 settembre, cosa che - peraltro - accade normalmente all'ISA e nella grandissima parte delle scuole: ma. invece di preparar l'anno scolastico attraverso riunioni, programmazione, coordinamento, corsi di recupero e relative verifiche ecc, dovrebbero prepararsi loro studiando la riforma che dovranno applicare.
Evidentemente il direttore è ben conscio del casino che si scatenerà, tra ritardi nelle nomine dei docenti e dell'altro personale e il fatto che, tuttora, in alcuni indirizzi non sono nmmeno definiti ne gli insegnamenti ne chi li insegnerà.
Sulla zucca del ministro Gelmini son anche piovute diverse tegole sotto forma di sentenze del Tar e, ultimamente, anche della Corte costituzionale.
Lei, l'avvocatessa di ferro, va avanti a testa bassa dicendo che comunque son tegole che non la fermeranno.
Lo Stato è debitore, ma non paga
Vedremo, perchè intanto qualche retromarcia l'ha dovuta fare e, ultimamente, ha incassato anche una diffida perchè il governo di cui fa parte non fa onore ai debiti che lo Stato ha nei confronti della gran parte delle scuole.
Detto e scritto così sui giornali par poca cosa, ma nella realtà significa che i consigli di circolo e di istituto, cioè gli organismi che predispongono il bilancio preventivo e consuntivo sul quale le scuole basano il proprio funzionamento, si trovano ormai da anni ad aver a che fare con cifre fasulle, con finanziamenti e rimborsi scritti solo sulla carta e che non arrivano.
Si tratta di centinaia di milioni di vecchie lire per molte scuole (solo all'ISA fan più di 200mila euro), senza i quali non si comprano attrezzature, non si pagano i supplenti, non si posson fare corsi di recupero adeguati.
Nel bilancio, ovviamente, quelle cifre compaiono perchè devono comparire, SONO DOVUTE dal Ministero dell'istruzione e dallo Stato alle scuole.
Per chi redige il bilancio non iscriverle significherebbe, dal punto di vista legale, esser perseguibile per falso (in realtà, concretamente è il contrario: si fa un falso iscrivendole): ma non ci sono e ai presidi che le chiedono la Gelmini, tramite i suoi sottoposti, ride in faccia.
E' un pò come se un vostro debitore, che si fosse impegnato per legge e per sua volontà a darvi un contributo di entità consistente, si rifiutasse poi all'infinito di affidarvelo, deridendovi.
Insomma: non si fan più bilanci veri, si gioca al Monopoli con banconote finte, cosa che in questo paese delle regole non rispettate e dell'improvvisazione accade ormai impunemente, cosicchè nel settore pubblico diventa "lecito" quel che nel privato sarebbe perseguito in tribunale. E lo Stato, come in altri settori, è il primo inadempiente rispetto ad obblighi che impone ai cittadini comuni.
I genitori e i cittadini, quindi, finiscono per pagarsi di tasca propria, con le tasse d'iscrizione e le altre tasse, una scuola pubblica che c'è sempre meno, priva di risorse com'è.
Questo è il quadro generale e ciascuno se ne faccia l'opinione che crede: non si lamenti della propria scarsa attenzione dopo, però.
Persino la recente sentenza della Corte costituzionale, che ha bocciato parte dei provvedimenti Gelmini sulla pianificazione dell'offerta formativa che non spetta a lei ma alle Regioni, son passati sotto silenzio o quasi.
Eppure da quella pianificazione son dipese tante cose, spesso l'esistenza stessa di una scuola in un determinato luogo, il suo accorpamento ad un'altra, la sua cancellazione, con quel che ne è conseguito - sia per chi ci lavorava che per chi ci studiava - in termini di disagi e, anche, di impoverimento delle possibilità di scelta: se una scuola di un determinato indirizzo non esiste o è difficilmente raggiungibile per la carenza di mezzi di trasporto, studenti e genitori non han avuto la possibilità di fare una libera scelta, come la Costituzione garantisce.
Che sta accadendo nell'istruzione artistica
Nel settore dell'istruzione artistica - che vedrà la confluenza degli Isa e dei Licei artistici in una sola scuola - si è ancora più in altomare.
Al punto che il CIAN (Coordinamento che rappresenta quasi 90 scuole di indirizzo artistico di 17 regioni) ha ottenuto un incontro con dirigenti ministeriali, nel corso del quale - dopo aver esposto i propri dubbi e le proprie proposte - è stato invitato a formalizzarle con urgenza, poichè i tempi per fare modifiche sono stretti e, nello stesso tempo, i tecnici del Ministero si stan probabilmente accorgendo che nell'istruzione artistica la riforma Gelmini fa acqua da tutte le parti.
Con il rischio fortissimo, oltre a quello dell'espulsione di una serie di indirizzi e materie fondamentali per garantire concretamente accesso alle professioni e ai percorsi formativi universitari e postdiploma, che docenti che non san nulla di una materia siano costretti ad insegnarla (per carità sappiamo che può accadere anche adesso, ma assai più raramente e non per norma legale...), ed altri che invece l'han insegnata per decenni dovranno cercarsi un altro lavoro.
Fossi un genitore, uno studente o un docente, sarei molto preoccupato, anche perchè la cosidetta riforma dovrebbe partire contemporaneamente a settembre 2010 sia per le prime che per le seconde classi del biennio, con buona pace di quelli che si sono iscritti dopo aver scelto orari, materie, obiettivi ecc. che non ci saran più o saranno totalmente diversi.
Sarebbe la prima volta nella storia della scuola, non solo italiana, che una riforma parte così e non progressivamente dal primo anno, consentendo scelte consapevoli e non tradendole: ma il debito pubblico va crescendo parallelamente all'evasione fiscale e Tremonti, che non sa più che altro fare, i suoi miliardi li vuole subito, sporchi e maledetti quanto volete ma subito.
Chi è interessato a saperne di più tanto sulla sentenza della Corte costituzionale che sullo stato della riforma nel settore artistico, può andare a documetarsi ai seguenti link: